Foggia, caos graduatorie: esplode la rabbia dei collaboratori scolastici in prima fascia

FOGGIA – Un’ondata di rabbia e delusione attraversa il mondo della scuola. Tantissimi collaboratori scolastici in prima fascia ATA si stanno preparando alla protesta. Tutto è nato da una lunga serie di disfunzioni organizzative che hanno coinvolto l’Ufficio Scolastico Provinciale di Foggia e le istituzioni scolastiche periferiche nella fase di avvio dell’anno scolastico 2024/25.
Le operazioni di convocazione, che avrebbero dovuto concludersi entro il 30 agosto 2024 – come avvenuto in tutte le altre province pugliesi – sono invece slittate al 4 settembre, con oltre una settimana di ritardo. Le convocazioni, presso l’USP di Foggia in via Telesforo, sono state suddivise in scaglioni orari, ma già da metà mattinata si registravano evidenti rallentamenti: alle ore 13.00 le operazioni erano già in ritardo di oltre due ore. Gli ultimi scaglioni, relativi alle posizioni dalla 238 alla 287, previsti per le ore 16.00, sono stati chiamati a scegliere la sede dopo le 21.00. Di conseguenza, a moltissimi candidati è stata letteralmente preclusa la possibilità di formalizzare in giornata l’effettiva presa di servizio, poiché la maggior parte degli istituti scolastici, dopo le 14.00, era già chiusa.
I collaboratori si sono così trovati, loro malgrado, coinvolti nella più assurda delle situazioni. Alcune scuole
hanno fissato correttamente l’inizio del contratto al 5 settembre, cioè il giorno effettivo della presa di
servizio. Altre, invece, hanno retrodatato i contratti al 4 settembre, cioè quando ancora la stragrande
maggioranza dei collaboratori erano presso gli uffici dell’USP per la scelta della sede scolastica. Il risultato
finale è stato un trattamento diseguale e discriminatorio per lavoratori appartenenti alla stessa graduatoria.
A complicare ulteriormente la situazione è intervenuto il Ministero (M.I.M.), che ha fissato perentoriamente la data del 19 maggio 2025 per il calcolo dei punteggi maturati nell’anno. Questo incrocio di tempi e norme ha avuto un effetto paradossale: chi risulta in servizio dal 4 settembre ha potuto maturare 16 giorni minimi, utili per ottenere il punteggio di un intero mese, guadagnando così 0,50 punti in più rispetto a chi ha il contratto datato 5 settembre. Mezzo punto corrisponde a un mese di servizio e può tradursi in un avanzamento di 15-20 posizioni in graduatoria, che nelle fasce più basse arriva anche a 25 posti. Per molti, questo significherà almeno un anno di attesa in più per accedere al ruolo, oltre a maggiori difficoltà nel poter scegliere una sede di lavoro compatibile con le proprie esigenze personali. Di fronte a questa disparità, le reazioni non si sono fatte attendere. “Non si tratta di mezzo punto. Si tratta di giustizia”, affermano in molti. “Lavoriamo in un’istituzione che dovrebbe insegnare equità e trasparenza. E invece ci troviamo a fare i conti con silenzi, omissioni e arbitrarietà. Chiederemo i tabulati dell’USP, controlleremo gli orari di effettiva presa di servizio e i registri di protocollo di ogni scuola: arriveremo anche a Roma se sarà necessario!”.
Le comunicazioni ufficiali si sono limitate a richiamare il rispetto delle norme sulla presa di servizio. Ma
resta un nodo irrisolto: le decisioni sono state assunte dai dirigenti delle scuole e dell’USP, mentre a subirne le conseguenze, pesanti e compromettenti, saranno proprio i collaboratori più corretti. Gli stessi che, con senso di responsabilità, si sono già detti contrari ad alimentare una “guerra tra colleghi”, chiedendo invece l’intervento diretto dei vertici istituzionali per sanare l’ingiustizia.
Intanto sono state da poco pubblicate le graduatorie provvisorie e nessuno ha preso provvedimenti. Nessuna circolare, nessuna assunzione di responsabilità, nessuna verifica. Solo silenzio. E una frustrazione crescente, che rischia di esplodere.
I collaboratori scolastici non escludono azioni legali. Le lettere di diffida e di accesso agli atti già inviate
potrebbero presto moltiplicarsi e trasformarsi in veri e propri ricorsi, con ripercussioni anche sui tempi delle prossime convocazioni. Nessuno vuole il caos, fanno sapere. I dirigenti devono assumersi le proprie
responsabilità e intervenire. Si chiede solo che le regole siano rispettate. E, soprattutto, siano uguali per tutti.

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