Il 6 Ottobre 2018 il cerignolano Donato Monopoli, come fanno tanti giovani della sua età, esce di casa per trascorrere una serata in compagnia di amici. Il gruppo decide di andare in una discoteca di Foggia per divertirsi un po’.
Durante la serata scoppia una rissa: in seguito al grave pestaggio avvenuto nei pressi del locale, Donato viene ricoverato d’urgenza, ed esce privo di vita dall’Ospedale di San Giovanni Rotondo, dopo sette mesi di agonia.
La famiglia e gli amici del giovane cerignolano, all’indomani della sua morte, hanno aperto una pagina social intitolata “Giustizia per Donato”, in cui pubblicano spesso contenuti fotografici e messaggi per ricordare il ragazzo, morto prematuramente e in maniera così tragica e assurda.
Di recente, i genitori di Donato hanno riportato un messaggio in cui ricordano la notte del 6 Ottobre 2018 in cui il giovane è stato brutalmente picchiato e aggredito per motivi che anche i giudici hanno ritenuto “futili”.
“Chi l’avrebbe immaginato che sette anni fa sarebbe stata l’ultima volta che i nostri occhi si sarebbero incrociati, l’ultima volta che ho ascoltato la tua voce”, si legge sulla pagina interamente dedicata a lui.
I genitori di Donato Monopoli, in numerosi appelli lanciati sui media, hanno chiesto giustizia per un figlio strappato troppo presto alla vita. In questi sette anni hanno attraversato tanti momenti di dolore e sconforto, alle prese con un percorso giudiziario complicato.
Nel processo di primo grado è stato concesso il rito abbreviato per un reato (quello di omicidio volontario), che è di fatto gravissimo e non potrebbe prevederlo.
Nel processo di Appello il reato di omicidio volontario è stato derubricato in omicidio preteritenzionale, prevedendo così una pena ridotta per i due presunti responsabili, i foggiani Michele Verderosa e Francesco Stallone.
Infine, la Corte di Cassazione ha stabilito che si dia luogo ad un nuovo processo, come se tutto il tempo trascorso nelle aule di Tribunale sino ad oggi non abbia avuto alcun senso.
“A chi ha tolto la vita restano i benefici, gli sconti di pena, le scorciatoie. Noi vogliamo giustizia. Quella vera. Non chiediamo vendetta. Chiediamo rispetto. Pene certe, severe, senza sconti”, le parole dei genitori affidate alla pagina Facebook, seguita da tante persone, anche da chi non conosceva personalmente Donato e da chi- che nella sua vicenda- vede una battaglia per il trionfo della verità e della certezza della pena.