Consiglio regionale boccia iniziativa centrodestra: i sindaci in carica restano ineleggibili

Il Consiglio regionale ha respinto gli emendamenti di Scalera e di Tutolo: resta l’attuale norma sull’ineleggibilità.

BARI – È fallito in Consiglio regionale della Puglia il tentativo del centrodestra di intervenire, con un colpo di scena, sulle regole riguardanti le dimissioni dei sindaci che intendono candidarsi alle prossime elezioni regionali. Al centro del dibattito, un emendamento inserito all’improvviso durante l’esame della legge sul Terzo Settore, con l’obiettivo di modificare le scadenze che determinano l’ineleggibilità dei sindaci.

Alcuni consiglieri di opposizione hanno cercato di apportare un cambiamento alla normativa elettorale regionale.
L’emendamento, presentato dal consigliere Antonio Scalera con l’appoggio del centrodestra, proponeva di abbreviare da 180 a 45 giorni il termine entro il quale i primi cittadini devono rassegnare le dimissioni per potersi candidare alle regionali. La proposta ha suscitato la dura reazione del capogruppo del Partito Democratico, Paolo Campo, che l’ha definita una forzatura unilaterale e non concordata, al di fuori di qualsiasi possibile intesa politica. Anche Antonio Tutolo (Per la Puglia) è intervenuto nel dibattito, proponendo un subemendamento con cui chiedeva di eliminare la norma attuale e ripristinare quella precedente. Quest’ultima prevedeva soltanto l’incompatibilità, e non l’incandidabilità, per i sindaci eletti in Consiglio regionale, permettendo loro di candidarsi a patto di dimettersi entro il termine per la presentazione delle liste.

Con voto segreto l’Aula ha respinto sia l’emendamento del centrodestra sia il subemendamento di Tutolo. La proposta di Scalera ha ottenuto 21 voti favorevoli e 7 contrari, mentre quella di Tutolo ha raccolto 16 sì e 28 no. Di conseguenza, almeno per ora, il tentativo di modificare la normativa in vista delle prossime elezioni regionali è stato respinto. Rimane quindi in vigore quanto stabilito dalla legge di stabilità 2024: i sindaci in carica restano ineleggibili, senza possibilità di candidarsi con dimissioni presentate in ritardo.

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